| Odoardo Rombaldi |
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| La proprieta' signorile: S. Genesio | |
| Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
Pioniere della bonificazione e del risorgimento agricolo del territorio tra Fabbrico e la Parmigiana fu Niccolò da Correggio. Da una carta del 1485 risulta che da non molto tempo gli uomini e gli abitanti di Rocca Falcona, prosciugate alcune paludi, avevano ridotto a coltura certi luoghi; che dal prosciugamento erano emersi i resti di una chiesa con altari, nella quale, sia per le iscrizioni di alcune lapidi ivi ritrovate, sia per testimonianze dei vecchi del luogo, doveva riconoscersi l'antica chiesa di S. Genesio; e poichè l'altare, eretto in un piccolo tugurio lì presso, aveva cominciato ad attirare gente e si narrava di numerosi miracoli, Niccolò, per dare conveniente sistemazione al culto e per incrementarlo, aveva proposto di rifare la chiesa, di dotarla di terre allora prosciugate, di costruirvi un cimitero, di alzarvi un campanile, chiedendone il patronato:
"Ecclesiam ipsam sub vocabulo S. Genesii nec non dontos et eius structuras de bonis sibi adeo collatis, suniptibus oratoris rcedificandi nec non cemeteriuni pro mortuis tumulandis, campanile et campanas faciendi, altaria erigendi et divina officia celebrari facere."
La richiesta del Conte fu accolta. E' questo uno dei pochi punti fermi in una materia tuttora incerta, eppure sorprendente perchè questo risorgimento della venerazione di S. Genesio, la riscoperta dell'antica chiesa, il riaccendersi della devozione, il tutto connesso colla ripresa dell'agricoltura - richiama la rinascita di cinque secoli prima.
La Cronica di S. Genesio, infatti, assegnata alla fine del sec. XI attribuisce all'età di Adalberto Azzo di Canossa il rinvenimento del corpo di S. Genesio presso Brescello, il sorgere e il propagarsi della sua devozione e la fondazione del monastero di S. Genesio a Brescello, che avrebbe promosso il risorgimento agricolo della zona e favorito la ripresa religiosa e civile all'intorno (1). t dunque probabile che intorno al Mille, al centro di una curtis e di un castello, fosse costruita una prima cappella a S. Genesio, sulla motta a circa un miglio a nord di Fabbrico, dipendente forse da Brescello e passata poi ai signori del luogo. I quali, dal castello - Rocca Falcona - avrebbero difeso Fabbrico e le sue comunicazioni col territorio situato tra la Parmigiana e il Po. La corte, col suo castello e la chiesa di S. Genesio, favorì la ripresa agricola della zona, che sarebbe poi decaduta al punto da esigere una nuova ripresa, quella appunto promossa da Niccolò.
Nella prima o nella seconda rinascita va collocata la lapide in cotto tuttora conservata nella odierna chiesetta di S. Genesio, che porta questa iscrizione:
1009. Fu adefich(a)to/ la gesia de S(an)/to Xeneso i(nte)/l chas(t)elo d la/(R)ocha F(al)clion(a)/ i (n) padulo.

Della data (e quindi dell'iscrizione) si è dubitato per il fatto che è in cifra, non ancora introdotta nell'epigrafia alla data supposta, e si è proposto una data più recente. Ora, la carta del 1485 parla del rinvenimento di "descriptiones litterarum in nonnullis lapidibus ibidem compertis"; sarebbe, la lapide, un falso fabbricato intorno al 1480 o realmente sarebbe emersa dalle acque? Certo, se il testo (e la data) non si possono assegnare al 1009, non trovano altro tempo e altra occasione più favorevole al loro nascere che all'età di Niccolò, che operò la rinascita agricola del territorio. Al falso - un testo in volgare del 1009 - non sarebbe stato estraneo il conte-poeta, che intendeva forse così provare il suo diritto sulla chiesa (2).
L'attenzione di Niccolò per S. Genesio risulta ancora da una carta del 1503, 20 agosto; fatta la chiesa, la donava al monastero di S. Domenico di Correggio:
"Eecclesiam in loco dicto a le Motte, sub vocabulo S. Genesii positam, a latere orientali dicte Motte, capiendo usque ad sepem orti et derivando versus orientem usque ad fovearn dicte Motte et capiendo usque murum fenilis et derivando versus meridiem usque ad dictarri fovearn cum nonnullis domunculis prope dictam ecclesiam existentibus pro usu et habitacione fratrum",
purchè al donatore fosse lecito di trasportare la chiesa e gli edifizi "extra mottam et ibi, prope foveas dicte Motte, dictam ecclesiam et domunculas reedificare super solo donatoris" (3). Non si può negare al conte Niccolò la conoscenza della importanza del fattore religioso nella vita civile, e l'arte di utilizzarlo nell'organizzazione del territorio. Come la chiesa di S. Genesio vide gran concorso di popolo nella festa annuale, che era anche fiera, così intorno al monastero di S. Domenico in Correggio, extra muros, si istituì una fiera di otto giorni, esente.

Il castello, di cui la cappella di S. Genesio era elemento, doveva sorgere in un quadrilatero cinto da fossato e da elementi in muratura a somiglianza di quanto è documentato per Fabbrico e per la proprietà Merli. Anche la chiesa e il castello di Fabbrico sorgevano al centro di un quadrilatero fortificato - i bastioni sussistono e sono visibili tuttora - cinto da acqua; questa tecnica era applicata anche ad edifici di minore consistenza e significato.
Questo richiamo alle condizioni storiche precedenti non è estraneo a quel risorgere dell'agricoltura di cui si diceva, perchè esso si rifaceva alle condizioni preesistenti e riprendeva un ciclo che la decadenza civile ed economica aveva interrotto nel corso del sec. XIV, dalla peste nera alle guerre viscontee.
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