| LA RELAZIONE SULLO STATO DELL'AMBIENTE |
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| GEORISORSE | |
| Andrea Gallori |
Il Campo di Correggio
L’attività che ENI S.p.A. Divisione AGIP, svolge nel suo insediamento ubicato in Frazione Fosdondo, Comune di Correggio ( RE ), è di tipo minerario e consiste nella produzione di energia sotto forma di gas naturale estratto dal giacimento denominato "Campo di Correggio".
1) Cenni generali
Un giacimento può essere definito come un accumulo d’idrocarburi economicamente sfruttabile, originatosi grazie ad una serie di fattori geologici e minerari, sia di carattere regionale che locale.
Nello studio di un giacimento petrolifero è indispensabile distinguere una fase esplorativa, una fase d’indagine geologica di dettaglio ed una fase di sfruttamento (produzione di idrocarburi).
Nel primo caso si cercherà di fornire un inquadramento geologico regionale, atto ad esaminare e a sondare le possibilità di interesse minerario di una determinata area. Più precisamente si cercherà di verificare, mediante prospezioni sismiche e perforazioni, l’esistenza di tutte quelle condizioni che consentono un accumulo di idrocarburi, e cioè:
ROCCIA MADRE (Source Rock) : roccia ricca di sostanze organiche nella quale, in determinate condizioni di pressione e temperatura si generano idrocarburi.
ROCCIA SERBATOIO (Reservoir) : roccia porosa contenente idrocarburi (liquidi o gassosi).
ROCCIA DI COPERTURA (Cap Rock) : deposizione di materiale roccioso che isola idraulicamente il giacimento.
Una volta scoperto e delimitato un giacimento petrolifero, lo studio geologico di dettaglio ha invece lo scopo di definire la geometria dello stesso e di valutare il volume di idrocarburi originariamente in posto, cioè il volume degli idrocarburi accumulati.
Per raggiungere questi obiettivi si cercherà di vagliare in modo più analitico sia i dati utilizzati nella fase esplorativa, sia quei dati che provengono dalla perforazione di nuovi pozzi.Tali dati, che danno un quadro delle caratteristiche relative alla zona investigata, sono ottenuti nei seguenti modi:
1- Registrazioni effettuate con appositi strumenti elettrici
2- Analisi su campioni di roccia
3- Prove di produzione
4- Analisi dei fluidi recuperati
Si ottengono in questo modo indicazioni relative al tipo di roccia madre, ad eventuali deformazioni strutturali ed alle caratteristiche dei fluidi in giacimento (tipo, distribuzione spaziale, caratteristiche di pressione, volume e temperatura).
Dopodiché si passa all’ultima fase che è la messa in produzione dei pozzi.
2) Informazioni sul giacimento di Correggio
Il giacimento di Correggio è ubicato in pianura padana, 20 Km. circa a Nord-Est di Reggio Emilia. E’ ubicato nel sottosuolo ad una profondità media di 1300 metri ed ha una estensione di circa 32 Kmq. Sono stati perforati in totale 40 pozzi per ottimizzare lo sfruttamento del giacimento.
Il campo di Correggio interessa una struttura anticlinalica, facente parte dell’arco delle pieghe della Dorsale Ferrarese.
La Dorsale Ferrarese costituisce una delle maggiori e più complesse strutture sepolte della Pianura Padana. Essa è formata da pieghe e pieghe-faglie, che spesso assumono il carattere di veri e propri sovrascorrimenti a vergenza settentrionale.
L’asse dell’intera struttura è arcuato: ad oriente gli andamenti strutturali sono appenninici mentre verso occidente, diventano antiappenninici.
Complessivamente nel campo di Correggio sono stati riscontrati 7 livelli mineralizzati a gas, ad una profondità media di circa 1300 metri. Di questi, 5 livelli appartengono al Pliocene medio (f.ne Porto Garibaldi), costituiti da sabbie e sabbie siltose a granulometria fine, mentre i rimanenti 2 sono del Pleistocene (f.ne Sabbie di Asti).
I livelli di maggior interesse minerario appartengono alla F.ne Porto Garibaldi.
La copertura è garantita dalle "Argille del Santerno", che presentano diffusione continua in tutta l’area ed uno spessore variabile da 150 a 200 metri.
La scoperta risale al 1952. La produzione dal campo è iniziata nel dicembre 1953 e si è protratta sino al 1986, quando è stata interrotta in quanto le pressioni raggiunte, in riferimento al metanodotto SNAM cui viene conferito il gas disidratato, non consentivano più una adeguata coltivazione del campo.
3) La coltivazione del Campo
Negli anni ‘89 - ‘93 è stato quindi avviato un nuovo studio del giacimento, per verificarne le potenzialità residue, che si è basato sia sui dati raccolti durante la precedente vita produttiva, sia sui dati rilevati da una campagna di accertamenti tecnici messi in atto allo scopo.
Il risultato dello studio ha permesso di quantificare i volumi di gas ancora recuperabili e quindi di mettere in atto una campagna di interventi per l’ottimizzazione dei pozzi ancora in grado di produrre ed un ammodernamento degli impianti di trattamento ubicati nella omonima Centrale situata nel comune di Fosdondo.
Sono stati eseguiti interventi atti al ripristino della produzione: ricompletati 9 pozzi, perforati 7 nuovi pozzi (di cui uno, il pozzo 40, ha ritrovato i livelli completamente ad acqua ed è stato chiuso minerariamente) ed eseguito il rifacimento delle apparecchiature di superficie e della centrale di trattamento gas che è stata attrezzata con compressori.
Questi interventi hanno avuto termine nel 1993 ed hanno avuto come risultato finale la chiusura mineraria dei pozzi ormai esauriti, una manutenzione ed un adeguamento di quelli ancora in grado di produrre, e l’installazione di nuovi impianti in grado di raccogliere il gas attraverso i metanodotti di raccolta dei pozzi e di immetterlo nella rete di raccolta e distribuzione della SNAM, pronto per il consumo.
Ultimati i lavori a Maggio ‘93, nel Giugno ‘93 è ripresa la produzione del campo.
I pozzi ancora esistenti sono 15 e sono collegati alla Centrale di trattamento attraverso la preesistente rete di raccolta che è stata controllata, manutenzionata e privata dei tronchi non più utilizzati. Di questi, 11 sono regolarmente eroganti, uno è stato adibito alla reiniezione dell’acqua salata di strato ed i tre pozzi restanti sono ormai esauriti.
4 Descrizione dell’ impatto ambientale
L’acqua di formazione, che fornisce in giacimento la spinta residua al gas naturale, risale in superficie in quantità molto ridotte trascinata dal gas naturale attraverso i pozzi produttivi e viene separata negli impianti di superficie. Per le sue caratteristiche di salinità deve essere trattata in modo diverso dalle altre acque di Centrale e quindi viene raccolta in un serbatoio di accumulo e saltuariamente reiniettata nello stesso giacimento di provenienza. Il gas, così privato del liquido, viene aspirato e compresso, da due motocompressori, fino alla pressione del citato collettore SNAM.
Come combustibile per i motori viene utilizzato lo stesso gas metano prodotto dal giacimento. Per effetto della compressione, il gas subisce un riscaldamento per cui viene raffreddato e successivamente inviato ad un impianto di trattamento che provvede a completarne la disidratazione per condizionarlo, come sopra accennato, alle caratteristiche di trasporto e commercializzazione della rete dei metanodotti SNAM.
Al fine di ridurre al minimo l’impatto che l’insediamento minerario ha sull’ambiente circostante, i due motori a combustione interna che muovono i compressori alternativi, sono stati dotati di marmitte catalitiche isolate anche acusticamente.
Tutti gli effluenti gassosi, derivanti dalla conduzione degli impianti di Centrale, vengono segregati, tramite un circuito chiuso per evitarne la dispersione in atmosfera, e convogliati in un termocombustore a funzionamento continuo che provvede alla loro distruzione.
Come previsto dalle delibere di autorizzazione, gli scarichi in atmosfera vengono monitorati attraverso analisi specifiche i cui risultati vengono registrati ed inviati agli Enti preposti al controllo.
Al fine di proteggere il suolo, le falde acquifere ed i corsi d’acqua superficiali da possibili inquinamenti anche accidentali, la Centrale gas è stata costruita in modo da non consentire la fuoriuscita di nessun effluente dall’area impianti. Infatti tutte le apparecchiature necessarie al trattamento del gas sono state collocate all’interno di aree pavimentate e delimitate da cordoli.
Una rete di tubazioni provvede selettivamente a collegare queste aree ad un serbatoio interrato che raccoglie l’acqua piovana e ad un altro adibito alla raccolta delle eventuali piccole perdite di impianto. Durante gli eventi atmosferici, l’acqua meteorica che ha dilavato apparecchiature e pavimentazioni è dunque raccolta in un serbatoio sufficientemente capiente da contenere anche piogge di forte intensità. Successivamente si provvede alla verifica della qualità dell’acqua raccolta attraverso opportune analisi chimiche che ne stabiliscono la rispondenza ai dettami della Legge 319/76.
Soltanto dopo questa fase, e solo nel caso positivo, si provvede alla sua immissione nella rete fognaria del Comune di Fosdondo dopo aver preavvisato l’Ente che gestisce il depuratore comunale. Nel caso invece che i parametri previsti non fossero rispettati, a causa di eventi accidentali dovuti a guasti o rotture, i liquidi raccolti vengono considerati come rifiuti e quindi smaltiti attraverso depuratori autorizzati secondo le modalità previste dalle leggi vigenti.
Lo sfruttamento di risorse naturali nazionali, costituite da idrocarburi gassosi è stato realizzato assumendo, già in fase di progettazione, come prioritari tutti i criteri di una corretta gestione ambientale previsti sia dalle normative vigenti che dalla precisa volontà di rendere compatibile l’attività mineraria anche all’interno di ambienti ecologicamente vulnerabili.
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