Pittore bolognese-romano
Seconda metà del XVI secolo
Ritratto del cardinale Girolamo da Correggio
Olio su tela, cm 108 x 80
Provenienza: Municipio

Girolamo da Correggio (1511-1572), figlio del conte Giberto X e di Veronica Gambara, intraprese la carriera ecelesiastica all'ombra dello zio cardinale Uberto Gambara. Fu elevato al cardinalato nel 1561, e nel 1568 Filippo II lo fece nominare vescovo di Taranto. A Correggio, di cui era conte "in condominio" coi cugini Camillo e Fabrizio, promosse importanti innovazioni istituzionali. Morì a Roma nell'ottobre del 1572. Quirino Bigi afferma che questo dipinto "fatto in Roma da valente pennello, fu acquistato dal defunto nostro storiografo Antonioli". Non vi sono elementi per sostenere l'affermazione del Bigi, il quale probabilmente pensò a Roma proprio a causa della data che nel quadro si legge 1571. In tale anno il cardinale risiedeva a Roma, prima di recarsi come legato straordinario ad Ancona. La scritta ai lati dell'effigiato: HIERONYMUS CORRIGIA AB AUSTRIA S.R.E. CARDINALIS MDLXXI, è sicuramente posteriore all'esecuzione del dipinto. I signori di Correggio infatti si vantarono, per ragioni di propaganda dinastica, alleanze e affinità di stemma (una fascia bianca in campo rosso), di essere parenti degli imperatori d'Austria. Il diritto di fregiarsi ufficialmente di tal nome venne però riconosciuto soltanto dopo il diploma d'investitura conferito dall'imperatore Rodolfo II al conte Camillo nel 1580 (A. Ghidini, Camillo da Correggio, in D.B.I., 29, Roma 1983, p. 433). La data 1571, per quanto apposta sul quadro in epoca posteriore, può essere tuttavia considerata plausibile per quanto riguarda l'esecuzione del dipinto, come indica l'età dimostrata dal personaggio, che sarebbe morto l'anno successivo a 61 anni. Il cardinale, presentato in un aspetto di solenne imponenza, indossa il manto e la berretta rossa ed ha le spalle coperte da una sopravveste di pelliccia. Dietro il braccio sinistro si nota un campanello (sul quale è appena visibile lo stemma del cardinale) appoggiato su un libro, probabilmente liturgico. Secondo il Bertolini il ritratto doveva essere assegnato alla scuola veneta, con la possibilità che l'autore fosse Giovan Battista Moroni. Successivamente il dipinto è sempre stato collegato, in forma più o meno dubitativa, al nome di Bartolomeo Passerotti. In realtà le sigle ritrattistiche passerottiane, caratterizzate da acute notazioni realistiche e da gestualità anticonformiste che mettono in dubbio l'ufficialità della rappresentazione, non trovano riscontro nella tela correggese, dove inoltre l'immagine è realizzata senza ricorrere a quelle pennellate rapide e spezzate così tipiche dei ritratti passerottiani. Istruttivo può risultare il confronto con il Ritratto del cardinale Filippo Boncompagni del Passerotti, risalente al 1573-74 (pubblicato da E. Negro in Arte Emiliana. Dalle raccolte stoiriche al nuovo collezionismo, Modena 1989, p. 48, tav. 26), dove le differenze con il ritratto correggese, sia di carattere tecnico che stilistico, appaiono palesi, nonostante alcune somiglianze iconografiche, come la presenza del campanello e la lettera tenuta in mano da entrambi i prelati. A questo proposito sarà da notare che la carta retta dal cardinal Girolamo è vergata da ghirigori simulanti una scrittura, mentre nel Passerotti le scritte sulle lettere che compaiono nei quadri sono sempre perfettamente leggibili. Escludendo il Passerotti, l'autore del ritratto sarà comunque da ricercare sull'asse Bologna-Roma: essendo il 1571 una data troppo precoce per l'attività ritrattistica di Lavinia Fontana, il dipinto potrà forse meglio essere accostato ai rari esempi del padre Prospero (si veda in particolare il Ritratto di un senatore Malvasia della Galleria Estense di Modena), ma non sarà da escludere la paternità di un autore operante in Roma, influenzato dai modi dei tanti bolognesi attivi nella città pontificia nei decenni centrali del secolo XVI e lontano dalle formule ritrattistiche, più glaciali e distaccate, diffuse da Siciolante da Sermoneta e Scipione Pulzone. [GPL - VP]

Bibliografia: Bigi 1864, p. 65; Bertolini 1930, pp. 8, 9; Finzi 1949, p. 32; Finzi 1968, p. 173, tav. 214; Ghidini 1976, tav. 27; Immagini dai Musei in Italia 1983, p. 132; Tutti i Musei d'Italia 1984, p. 297; Guida ai Miu"i dell'Emilia-Romagna 1984, p. 117; Ghidini-Pratissoli 1987, p. 911, tav. 15; Ghidini-Pratissoli 1992, p. 55.



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