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Scultore dell'Italia settentrionale
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Si tratta di un'opera dai caratteri ancora marcatamente gotici, come rivelano la tipologia del volto di Cristo, fortemente allungato, e l'accentuata magrezza del corpo, con le costole poste in rilievo. La forte stilizzazione dell'opera, da cui si esprime una certa qual rustica potenza, induce a supporre che l'autore possa essere uno scultore dell'Italia del nord operante verso la metà e oltre del XV secolo, e fortemente influenzato dai modi della scultura in legno austriaca o friulana. Ben difficilmente in origine la statua doveva presentarsi isolata: è assai probabile che fosse collocata al centro di un gruppo raffigurante un Compianto su Cristo morto. I Mortori in terracotta, che fra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento costituiranno la manifestazione più importante della plastica emiliana, trovano (lei precedenti sia nella scultura in pietra (Verona, chiesa di San Fermo, metà del XIV secolo) che in legno (Bologna, chiesa di Santa Maria delle Grazie alla Cavalleria, inizio del XV secolo). La posizione del Cristo di Correggio, disteso orizzontalmente con le mani incrociate sul bacino e i piedi leggermente divaricati, come nella maggior parte dei "Compianti" padani, induce a ritenere che la statua sia l'unica superstite di un insieme di sette-otto sculture in legno raffiguranti i dolenti (la Madonna, le Pie Donne, Giovanni Evangelista, Giuseppe d'Arimatea, Nicodemo) in atto di lamentarsi intorno al corpo del Salvatore. [GPL] Bibliografia: Bonsanti 1978, p. 77.
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