| Viller Masoni |
![]() ![]() ![]() |
| Gli Archivi Storici | |
| Correggio - Cinque secoli di politica culturale |
2.2.1. L'Archivio di Memorie Patrie
La creazione di Archivi di Memorie Patrie, o Archivi Storici particolari o cose simili, fu un vero e proprio fenomeno che toccò in Italia, fra la fine del XVIII e quella del XIX secolo, moltissimi archivi, dai più grandi e prestigiosi alla miriade dei piccoli archivi comunali. Fu in larga parte frutto di un progressivo sviluppo della storiografia verso un approccio etico-politico, con una
"chiusura verso temi e metodi affrontabili e verificabili solo mediante nuovo e fresco contatto con le parti documentarie [ciò che] portò a un progressivo distacco degli archivi dal più vivo circuito della vita culturale". 100
Questo atteggiamento finì col consegnare quasi completamente la ricerca archivistica all'erudizione, tutta tesa alla produzione di contributi sempre più sminuzzati e occasionali.
Due furono le conseguenze fondamentali di ciò sul piano archivistico.
La prima: gli studiosi venivano negli archivi interessati non tanto per trovare inventari organici basati su una corretta ricostruzione della effettiva evoluzione delle raccolte, quanto per avere a disposizione mezzi di corredo che li conducessero rapidamente alle preziosità documentarie da loro predilette.
La seconda conseguenza fu che questo indirizzo di ricerca finì inevitabilmente coi contagiare gli archivisti, tanto più nei piccoli Comuni nei quali essi erano molto spesso eruditi o studiosi locali che avevano accettato proprio per questi loro interessi cariche onorifiche e non retribuite. Così anche molti archivisti si diedero a ricercare e a pubblicare il bel documento, a colmare la lacuna, a precisare il particolare prezioso, spinti, più che da un consapevole impulso storiografico, dall'ambizione o da una passione a volte morbosa, oppure dal rinvenimento casuale di un documento significativo.
In molti casi per agevolare queste esigenze si arrivò non solo alla deviazione degli archivisti dai loro specifici compiti culturali, ma, cosa ancor più grave, allo sconvolgimento di raccolte, all'estrapolazione di carte o filze dalle loro collocazioni originarie, compromettendo in modo irrimediabile l'ordine concettuale e materiale di interi archivi.
Anche l'origine dell'Archivio di Memorie Patrie (AMP) di Correggio si colloca in questo fenomeno. Si sa che alcuni studiosi locali ebbero la possibilità già nel XVIII secolo di accedere ed estrarre dagli Archivi della città documenti di carattere storico, e in alcuni casi addirittura di portarseli a domicilio per i loro studi. 101
I primi accenni all'intenzione delle autorità locali di costituire una vera e propria raccolta dei documenti di importanza storica per la città si ebbe nei primi anni '20 del sec. XIX. 102
Nel 1827 esisteva o si stava formando un Archivio Archeologico, proprio sulla base dell'accorpamento di precedenti estrapolazioni dai Pubblici Archivi che erano poi state disperse presso diversi uffici o privati - si sa anche che questi tentativi furono accompagnati da sottrazioni fraudolente e da loschi traffici di documenti. 103
L'incarico fu affidato a Quirino Rossi. Egli, nel 1831, ottenne il "permesso di separare dall'Archivio Comunale quelle carte che possono riguardare le memorie patrie". 104
Rossi si dovette dare veramente da fare: due anni dopo comunicava di
"avere ultimato il lavoro dell'Archivio Archeologico futuro consistente in 160 cartelle oltre li molti libri e di avere completato un repertorio generale atto a rinvenire tutti li Atti con la massima facilità".
Il Podestà, per parte sua, dispose che tale materiale fosse collocato in una sala ad hoc in Municipio 105
Negli anni successivi altre piccole quantità di documenti o libri furono fatte convergere in quello che ormai veniva chiamato Archivio Patrio. 106
Nel 1857 venne addirittura nominata dalla Comunità una "Commissione incaricata alla conservazione e custodia dell'Archivio Archeologico contenente le Patrie memorie".
D'esso facevano parte Pompeo Martinetti, Don Antonio Coli e Don Giulio Cesare Marchi. Questi ultimi due ne avevano curato il riordinamento. 107
Nei decenni successivi si ha notizia di consultazioni e anche prestiti concessi dal Podestà.
Un fatto significativo si ebbe nel 187 1, quando l'AMP, del quale era da tempo diventato "custode" il solo Don Marchi, 108 fu trasferito nell'ex-Convento di S. Francesco. Ciò per far posto a nuovi uffici in Municipio, ma anche per la considerazione che collocare tale Archivio accanto alla Biblioteca era consono "coll'affinità naturale delle due istituzioni che si compiono a vicenda e che hanno per iscopo comune l'istruzione dei cittadini". 109
All'Archivio vennero destinate tre stanze (più una per l'archivista) poste al secondo piano dell'ex-Convento, con un netto miglioramento rispetto alla insufficiente collocazione precedente.
Un inventario compilato nel 1878 ce ne rivela l'ampiezza. Esso era costituito
"di 142 filze contenenti recapiti che riguardano notizie patrie ed altre. Più una serie di libri che appartenevano all'Amministrazione ed altro delle Corporazioni soppresse".
Inoltre vi erano
"parecchie filze contenenti copie autentiche di Rogiti, Processi ed Atti toccanti cittadini Correggesi ed esteri più un cumulo di libri e fascicoli contenenti Processi Civili e Criminali". 110
Vi è quindi da pensare che vi fosse già confluita anche una parte dell'Archivio Notarile. In quegli anni l'Amministrazione Comunale si pose anche il problema di verificare (e possibilmente recuperare) se realmente presso privati "esistevano pubblici documenti di pertinenza degli Archivi Comunali". 111 A tal fine fu nominata una commissione nella quale fu eletto anche Don Marchi. Qualche risultato fu ottenuto, ma c'è da pensare che non fu gran cosa.
La Giunta, ad esempio, nell'ottobre 1880 prendeva atto dell'intenzione di G.B. Fantuzzi di restituire alcuni documenti che "per autografa ed officiale autenticità dovevano avere appartenuto a questi Pubblici Archivi, od allo apposito di Memorie Patrie". Il Fantuzzi dichiarava di avere avuto in dono questi documenti dieci anni prima dal defunto Domenico Pungileoni" lasciando ad altri, quindi, "la responsabilità di queste e forse di più gravi sottrazioni". 112
Una restituzione fu ordinata anche a Don Marchi e precisamente gli Atti del Consiglio Comunale dal 1607 in poi, che erano stati associati all'AMP in occasione del trasloco in S. Francesco. 113
Tutti questi spostamenti., che testimoniano fra l'altro una non grande lucidità nel comportamento del Comune, non dovevano certo favorire l'integrità e il buon ordine degli Archivi Comunali nel loro complesso.
Questa confusione si accentuò probabilmente dopo la morte di Don Marchi, che aveva assicurato per decenni una custodia continuativa dell'ANT. Infatti si verificò, anche se con minore intensità rispetto alla Biblioteca, un fenomeno di precarietà e discontinuità nella copertura del ruolo di archivista.
Certo è che l'Amministrazione non aveva nessuna intenzione di fare spese per l'Archivio, tanto meno di pagare stipendi ad archivisti. Lo ammise apertamente quando, nel 1894, rispose negativamente, per le ragioni appena dette, all'offerta del Ministero dell'Interno di inviare un proprio funzionario per ispezionare l'Archivio e indicare proposte di ordinamento che il Comune avrebbe poi dovuto attuare. L'intenzione del Ministero era, "considerata l'importanza di codesto Archivio storico", di evitare "possibili dispersioni di atti e di dare all'Archivio un razionale ordinamento". 114 Ma al Comune di Correggio bastava salvare il salvabile!
Il sostituto, in via provvisoria, del defunto Don Marchi fu eletto dal Consiglio Comunale nell'ottobre 1891: si trattava del Dott. Vincenzo Magnanini, Segretario Comunale. 115 Questi, per prima cosa, esternò alla Giunta i suoi sospetti che alcuni importanti documenti (fra cui alcune lettere di Veronica Gambara) fossero rimasti a casa del defunto Don Marchi. 116
Il problema si ripropose nel 1897, dopo la morte del Dott. Magnanini. Dapprima venne incaricato dal Sindaco il Dott. Bedogni (allora Bibliotecario) che rifiutò. Poi, in dicembre, il Consiglio 117 nominò "custode ad honorem dell'Archivio di Memorie Patrie" (incarico che "non porta nessuna spesa a carico del bilancio" il Prof. Giulio Razzoli, che venne anche incaricato di recuperare quei documenti pubblici ancora esistenti, "com'è notorio", presso privati. 118
Nell'agosto del 1899, però, Razzoli non aveva ancora preso in consegna l'Archivio, cosi, essendosi verificate lamentele, 119 fu sostituito due mesi dopo dal Dott. Alberto Scaravelli. 120 Questi, deceduto nei mesi successivi, venne rimpiazzato esattamente un anno dopo dall'Avv. Mario Cattania. 121
Un inventario del maggio 1899 ci informa che nell'ultimo ventennio non vi erano stati mutamenti di rilievo, almeno da un punto di vista 'logistico'. 122
Nel bilancio 1904, per la prima volta, lo stanziamento per la Biblioteca, pur rimanendo fermo alla stessa cifra, diventava comprensivo anche delle spese di riordinamento dell'AMP. 123 Tale modifica sarebbe rimasta anche negli anni successivi. Si trattò di un atto puramente simbolico perché nel quindicennio seguente la presenza di un archivista sarebbe stata quasi eccezionale.
Nel 1905 Cattania diede le dimissioni; 124 venne sostituito, solo quattro anni dopo, col Prof. Luigi Manicardi. 125 Questi, che era anche professore dei locale Liceo, si impegnò in un lavoro di riordinamento abbastanza ampio, tanto che il Consiglio Comunale nel 1911 gli riconobbe un compenso di 1.000 lire. Fu in questa stessa seduta che usci la proposta di unificare l'AMP e le Biblioteche, 126 ma ancora per anni non sene sarebbe fatto niente. Anzi, non ci si preoccupò neppure di sostituire Manicardi dopo le sue dimissioni nel 1913: l'Archivio sarebbe rimasto senza custode fino al 1920.127
Un cenno a parte merita il cosiddetto Archivio Musicale. Esso fu costituito nel 1831-32 con donazioni provenienti dalla famiglia Asioli. Fu dapprima Bonifazio a regalare, tramite il suo futuro biografo Don Coli, musica di sua proprietà all'Archivio Comunale. 128 Seguì un'altra donazione dell'incisore Giuseppe di musiche appartenute ai suoi defunti fratelli, i musicisti Giovanni e Luigi. 129
A questo fondo originale, conservato in Municipio, si aggiunsero poi altri doni o acquisizioni.
Nel 1870 la Giunta deliberò di trasportare "l'Archivio Musicale nella sala della Biblioteca classica" 130 con la quale da allora si fuse definitivamente condividendone la sorte (purtroppo anche negli aspetti meno edificanti, perché nel 1880 il Bibliotecario Don Zuccardi, redigendo un nuovo inventario dei fondi musicali, mise in luce, rispetto al precedente eseguito nel 1843 da Don Coli, la mancanza di alcuni pezzi). 131
2.2.2. L'Archivio Notarile
Durante il periodo napoleonico si sa che vi furono sospensioni provvisorie, nel 1807 132 e nel 1812, 133 dell'Archivio Notarile di Correggio.
Con la Restaurazione, la città, grazie all'Editto del 14 settembre 1815, mantenne il suo Archivio Notarile; vi era un cancelliere col titolo d'archivista e un impiegato. 134
Aveva ancora sede in Municipio e conteneva, oltre agli atti notarili, "quasi tutti gli atti Giudiziari anteriori all'ultima di lui soppressione", documenti che giacevano in gran parte sparsi "sul nudo piano e quindi abbandonati da tanto tempo addietro alla confusione e alla polvere". 135
Esso comunque continuò a svolgere, quasi regolarmente, 136 le sue funzioni ancora per un sessantennio.
I problemi sorsero alla fine del 1875 con l'emanazione di una legge sul notariato che ammetteva solamente Archivi distrettuali o circondariali o anche mandamentali, ma a carico dei Comuni che ne avessero fatto domanda. Proprio questa via cercò dapprima di percorrere il Consiglio Comunale di Correggio, interessato al mantenimento del locale Archivio Notarile. 137
Senonché su tale soluzione dovevano pronunciarsi anche i Comuni di San Martino in Rio e Bagnolo in Piano (che avrebbero fatto parte del Mandamento), i quali però si dissero contrari. 138
Di fronte a questo insormontabile ostacolo, si scelse una diversa linea di condotta: giustificare la sopravvivenza dell'Archivio correggese col fatto che esso era "deposito non solo di atti civili, ma anche di monumenti storici". 139
La vertenza proseguì per un po' di tempo, con successivi aggiustamenti di tiro nel senso di insistere ancor di più sul suo valore storico-locale. 140
Nel 1879 il Consiglio Comunale ne assegnò provvisoriamente la conservazione al Segretario Municipale, essendo "minimo il lavoro di tale archivio". 141 Un anno dopo, però, su istanza della Presidenza dell'Archivio Distrettuale, deliberò la nomina definitiva dell'archivista nella persona del notaio correggese Andrea Scaravelli. 142
Dopo la sua morte la carica rimase vacante per diversi anni. Solo nel 1918 si provvide nominando il notaio Camillo Bonaretti, 143 sostituito per sue dimissioni, l'anno successivo dal Dott. Giuseppe Vecchi. 144
Il fatto è che da parecchi anni quest'archivio non svolgeva più un ruolo attivo, si era ormai trasformato di fatto in un fondo di conservazione e perciò seguiva la stessa sorte (di abbandono) degli altri Archivi cittadini.
Problemi del resto non mancavano neppure per l'Archivio Comunale che, collocato pur esso in Municipio, viveva nel disordine per la parte corrente (a causa dei moltiplicarsi degli atti) 145 e nell'abbandono per la parte più remota. 146
Disordine materiale e confusione concettuale che peraltro erano caratteristiche della complessa realtà archivistica italiana, alla quale la prima sistemazione normativa di carattere generale (tentata coi regolamenti sugli archivi del 1902 e soprattutto del 1911) non seppe trovare soluzioni adeguate.
100 P. D'Angiolini - C. Pavone, Gli Archivi, in Storia d'Italia, Torino, Einaudi, 1973, vol. 5'
tomo 11, p. 1673.
101 Ad esempio la cosa è certa per Michele Antonioli (1736-1814), che fu anche storiografo
ufficiale della città, tanto che dopo la sua morte la Comunità si pose il problema di recuperare i molti documenti che egli aveva presso di sé. ASCC, b. 162.
102 Cfr., ad esempio, una lettera del Podestà con la quale questi trasmetteva al Sig. Giuseppe Bernieri alcuni documenti perché li conservasse assieme ad altre cose a suo tempo acquistate dall'Antonioli, affinché "possano un giorno essere di qualche utilità per la storia patria". ASCC, b. 192.
103 Cfr. le prove raccolte nel 1911 dall'Archivista Luigi Manicardi. Da esse risulta che furono
coinvolte diverse persone e in periodi diversi, tanto da far pensare ad un costante
dissanguamento dei fondi più importanti degli Archivi. BCC, amp, b. 146.
104 ASCC, b. 203.
105 Ibidem.
106 ASCC, bb. 207 e 212.
107 BCC, amp, b. 146.
108 Don Marchi fu pure "custode del Tempio di S. Francesco" nonché studioso e autore di alcune opere su artisti correggesi.
109 ivi.
110 Ivi. Tutto questo materiale era contenuto negli "scaffali d'abete colorato" che tuttora ospitano l'Archivio Notarile e parte dell'Archivio Storico Comunale di Correggio.
111 Cfr. una lettera del Sindaco a Don Marchi del 4 aprile 1880. Ivi.
112 Cfr. ASCC, agm (Seduta del 23 ottobre 1880) e BCC, amp, b. 146.
113 Cfr. una lettera del Sindaco inviata a Don Marchi in data 20 settembre 1888. BCC, amp, b. 146.
114 ASCC, anno 1894/b. l. Ci esentiamo dall'esprimere commenti superflui sul pulpito da cui
veniva la predica!
115 ASCC, acc (Seduta del 22 ottobre 1891).
116 ASCC, anno 1892/b. 1 e agm (Seduta del 17 febbraio 1892).
117 ASCC, acc (Seduta del 23 dicembre 1897).
118 Fra l'altro Luigi Manicardi, sempre nel dossier raccolto nel 1911, sostiene che alcuni
documenti, dopo la morte di Magnanini, erano rimasti a casa sua ed in parte erano stati venduti dagli eredi.
119 ASCC, agm (Seduta del 19 agosto 1899).
120 ASCC, acc (Seduta del 23 ottobre 1900).
121 Ivi (Seduta del 23 ottobre 1900).
122 BCC, amp, b. 146.
123 ASCC, acc (Seduta del 7 dicembre 1903).
124 BCC, amp, b. 178.
125 ASCC, acc (Seduta del 13 aprile 1909).
126 Ivi (Seduta del 10 ottobre 1911).
127 Ivi (Seduta dell'1 1 dicembre 1920).
128 ASCC, b. 198.
129 ASCC, b. 201.
130 ASCC, agm (Seduta del 21 giugno 1870).
131 Ivi (Seduta del 15 novembre 1880).
132 Cfr. A. Ghidini, Il Palazzo, le sue raccolte, gli Istituti Culturali, op. cit., p. 78.
133 Cfr. una "succinta informazione". BCC, amp, li. 178.
134 Cfr. A. Mariani, Classi sociali e ordinamenti politico-amministrativi a Correggio Emilia dal 1815 al 1860, Tesi di Laurea A.A. 1972-73, Università di Bologna, Corso dì laurea in lettere moderne, pp. 249-250.
135 Cfr. alcune lettere scritte nel 1816 dal Cancelliere Fioroni. BCC, amp, b. 178.
136 Si ha notizia di un suo improvviso ma temporaneo trasloco per salvarlo dall'incendio che, nel dicembre 1848, danneggiò il Municipio. BCC, amp, b. 178.
137 ASCC, acc (Seduta del 3 dicembre 1875).
138 Ivi (Seduta del 21 settembre 1876).
139 Ivi (Seduta del 13 ottobre 1876).
140 Ivi (Seduta del 9 febbraio 1877).
141 Ivi (Seduta del 29 maggio 1879).
142 ASCC, anno 1881/b. L
143 ASCC, acc (Seduta del 10 febbraio 1918).
144 Ivi (Seduta del 17 settembre 1919).
145 Ivi (Seduta del 18 maggio 1903).
146 Nel 1911 Luigi Manicardi aveva proposto di "raccogliere nell'Archivio di Memorie Patrie, come nella loro sede naturale, quelle carte anteriori al 1796 che ora giacciono polverose e disordinate nell'Archivio Comunale". BCC, amp, b. 146.
![]() ![]() ![]() |