Viller Masoni
L'Asioli da teatro a cinema
Correggio - Cinque secoli di politica culturale

Gli anni successivi alla grande guerra videro una buona ripresa dell'attività del Teatro Asioli, con la tradizionale proposizione di stagioni liriche in occasione della Fiera di S. Luca.
Il Mariani, dal canto suo, funzionava quasi tutto l'anno soprattutto con spettacoli cinematografici, operette e varietà. Venne anche riaperto il Circolo cittadino, nelle "eleganti sale e salette" del "foyer teatrale", per "la lettura dei giornali, le feste da ballo, il gioco ". 104
Dopo il 1921 vi fu una pausa di un paio d'anni, "per mancanza di mezzi finanziari" 105 poi però l'attività riprese con stagioni annuali fino al 1939 (vi fu un'unica interruzione nel 1935, mentre va ricordato il 1927 per le ben sei Opere che vi vennero allestite); ancora nel 1943 e nel 1944 si ebbero alcune rappresentazioni.
Il 'menù' era costituito dai classici del melodramma italiano, con Verdi e Puccini come piatti forti, mentre mancarono quasi completamente autori stranieri.
Di Puccini vennero rappresentate La Bohème (nel 1921 e 1937), Madame Butterfly (nel 1932 e 1939), Manon Lescaut (nel 1933) e Turandot (nel 1936).
Ancora più attenzione ebbero le opere di Verdi: Otello (nel 1920), Aida (nel 1924), Rigoletto (nel 1925 e 1927), Il Trovatore (nel 1927 e 1931), La forza del destino (nel 1927), Un ballo in maschera (pure nel 1927), Traviata (nel 1938).
Le altre Opere rappresentate furono: La Vally di Catalani (nel 1919),Manon di Massenet (nel 1926), Il Barbiere di Siviglia di Rossini (nel 1926 e 1944), Norma di Bellini (nel 1927), Lucia di Lammermoor di Donizetti (ancora nel 1927), Lohengrin di Wagner (nel 1928, Fig. 41), Andrea Chénier di Giordano (nel 1929), Don Pasquale di Donizetti (nel 1930), Cavalleria rusticana di Mascagni (nel 1934, 1939 e 1943), 1 Pagliacci di Leoncavallo (nel 1934 e 1943), L'Amico Fritz di Mascagni (nel 1937), Adriana Lecouvreur di Cilea (nel 1938), Notturno romantico di Pie Mangiagalli (nel 1939). 106
In quegli anni vennero anche apportale migliorie all'edificio, non sempre senza polemiche. Come nel 1925, quando il Commissario Prefettizio Battelli prese l'iniziativa di dotare il Teatro di un impianto di riscaldamento coinvolgendo i proprietari dei palchi per un riparto della spesa. Questi ultimi, però, reagirono piuttosto seccamente e in un primo momento si pronunciarono per un rinvio, ritenendo che "la risoluzione del problema e l'imposizione della spesa ai palchisti devono essere riservate alla futura Amm.ne legalmente scelta dal corpo elettorale ".
Questa posizione era senz'altro dovuta in parte ai malumori che caratterizzarono i rapporti fra la cittadinanza e i diversi Commissari che si succedettero alla guida della città nella prima metà degli anni venti. Va però messa in conto la tradizionale passività e ostilità dei palchettisti ad affrontare le spese, come riconobbe lo stesso giornale locale che pubblicò la notizia della loro presa di posizione, in parte condividendola ma non nascondendo neppure la difficoltà di assumere iniziative di miglioramento del Teatro "per il disinteressamento di un gran numero di palchisti, molti dei quali risiedono da molti anni fuori del Comune ". 107
La decisione venne infine presa ed entro l'anno il Teatro Asioli ebbe il suo impianto di caloriferi con una spesa di £. 95.800, di cui circa una metà a carico del Comune e l'altra metà a carico del Circolo Cittadino Pro divertimenti (che aveva in affitto l'avanteatro) 108 e dei proprietari dei palchi. 109
Nel 1931 venne deliberata, "in adempimento delle disposizioni della Commissione Provinciale di vigilanza sui teatri" (ma con un ritardo di oltre un ventennio sulle necessità messe in luce dall'incendio del 1909), la costruzione di una seconda scala d'accesso al loggione. 110 Otto anni dopo fu la volta dell'impianto elettrico che venne in gran parte rifatto. 111
Si ebbe anche qualche novità nelle modalità di organizzazione delle stagioni teatrali, specialmente dopo che un decreto legge del 21/6/1928 consentì ai Comuni proprietari di teatri di applicare ai palchettisti un contributo sugli spettacoli. Venne perciò deciso di fissare, a loro carico, un contributo commisurato al 75% del prezzo di 3 o 4 poltrone, a seconda che il palco fosse, rispettivamente, di 3', 1' e 2' ordine.
Chi metteva a disposizione dell'impresa teatrale il proprio palco per tutto il corso delle rappresentazioni era esonerato dal pagamento del contributo, la cui entità veniva decisa anno per anno. 112
Dai verbali della Direzione teatrale e dagli Atti del Podestà si può quindi desumere come avveniva l'organizzazione di un corso di rappresentazioni. La Direzione teatrale (nominata e presieduta dal Podestà) prendeva in esame le diverse proposte di spettacoli e decideva quali portare a Correggio. Il Podestà stabiliva il contributo del Comune (che era rilevante: circa due terzi della somma concordata con l'impresa teatrale) che si aggiungeva alla cifra sottoscritta dal comitato dei "palchettisti ed amatori ".
Il Comune inoltre concedeva gratuitamente l'uso del Teatro (compresa l'illuminazione) e l'esenzione dalle tasse di sua pertinenza. Venivano poi fissati i prezzi dei biglietti per i vari ordini di posti e, di conseguenza, le quote a carico dei palchettisti. L'incasso dello sbigliettamento (comprese le quote dei palchettisti o, in alternativa, la disponibilità del loro palco) era devoluto all'impresa. Ad essa toccava sostenere tutte le spese relative all'allestimento e pubblicizzazione dello spettacolo, che doveva essere rappresentato per un predeterminato numero di serate. Fra le spese a carico dell'impresa vi erano anche i compensi per il personale addetto al servizio interno del Teatro (maschere, macchinisti, elettricisti, sarti, ecc.): si trattava di un numero variabile di persone (30-35 circa tutte del luogo) le cui mansioni erano fissate in modo preciso da un apposito capitolato predisposto dal Comune. La scelta e il pagamento degli artisti (cantanti, musicisti, etc.) competeva ovviamente all'impresa che qualche volta si avvaleva anche di personale locale.
Naturalmente il primo obbligo per l'impresa era di assicurare buone esecuzioni delle Opere (pena la non corresponsione dei compensi pattuiti) sulle quali giudice insindacabile era la Direzione teatrale. Tutto l'utile, se c'era, andava all'impresa. 113
Questo complesso meccanismo, che comunque comportava una discreta spesa per il Comune, funzionò per tutto il periodo qui preso in considerazione, anche durante la guerra, ma da un certo momento in poi si inserì in una diversa gestione del Teatro.
Nel 1942, infatti, il Podestà Barbanti Silva concesse in affitto il Teatro ad un privato. L'operazione venne giustificata con l'impossibilità, da parte del Comune, di "curare la diligente manutenzione del teatro per cui ora necessiterebbero lavori di notevole importanza ": la conseguenza sarebbe stata la chiusura definitiva dell'Asioli. La concessione in affitto ad un privato, a parere del Podestà, avrebbe invece risolto il problema.
L'accordo, infatti, prevedeva una cessione della durata di nove anni, lavori di restauro dell'edificio a carico dell'affittuario che si assumeva inoltre l'obbligo del riscaldamento e di pagare al Comune un affitto annuo di 32.000 lire. L'edificio veniva destinato a "spettacoli cinematografici, con o senza avanspettacolo, di prosa, arte varia e lirica ". Ma solo per 25 giorni all'anno il locatario era obbligato a programmare spettacoli non cinematografici, mentre per altri 16 il Comune poteva eventualmente utilizzare l'Asioli per l'allestimento di Opere liriche. Il rapporto con i palchettisti doveva essere regolato da un'apposita convenzione che lasciasse all'affittuario, la gestione dei palchi in occasione delle proiezioni cinematografiche e ai proprietari la disponibilità per gli altri spettacoli. 114
Fu la rovina del Teatro, in quanto non solo gli affittuari non compirono i lavori di restauro cui erano tenuti, ma consentirono ulteriori gravi danneggiamenti.
Inoltre l'Asioli mutò destinazione: di fatto venne trasformato in un Cinematografo. La maggiore istituzione culturale della città, che per secoli aveva dato prestigio a Correggio, veniva così condannata ad un misero destino.
Era il tramonto non solo di un importante servizio e di un monumentale edificio, ma di un simbolo in cui si era da sempre identificato l'orgoglio e il primato dei ceti dirigenti della città.
Sarebbero dovuti passare trent'anni prima che l'Asioli potesse ritornare a piena vita, per volontà di una nuova classe dirigente e con una gestione pubblica confacente al nuovo clima sociale, culturale e politico.


103 Cfr. la lettera del Sindaco inviata alla Congregazione di Carità in data 18 gennaio 1946. Egli informava che in quello stesso giorno i due quadri erano stati restituiti dalla Soprintendenza (che per proteggerli dagli eventi bellici li aveva fatti trasferire prima a Guiglia e poi a Isolabella) e che aveva disposto che gli stessi fossero restituiti, tramite l'Assessore e direttore della Biblioteca M.o Giovanni Scaltriti, alle OO.PP., 'poiché il Comune non ha più ragione, né intende trattenerli oltre'. Ivi.
104 F. Cafarri op. cit., pp. 113-114.
105 ASCC, acc (Seduta del 9 febbraio 1924).
106 Cfr. la già citata 'Cronologia delle opere rappresentate dal 1777 al 1975', redatta da A. Ghidini.
107 Per il Teatro Bonifazio Asioli, 'La Vedetta (Settimanale politico di Correggio)', 1, 1925, 2, p. 2.
108 L'attività del Circolo cessò verso la metà degli anni '30. I locali da esso utilizzati rimasero sfitti per qualche anno finché, nel 1939, vennero affittati al Dopolavoro Comunale per 'manifestazioni culturali e ricreative dei dopolavoristi' (ASCC, adp, Sedute del 18 dicembre 1937 e 11 novembre 1939).
109 Ivi (Seduta del 14 marzo 1925).
110 Ivi (Seduta del 4 aprile 1931).
111 Ivi(Seduta del 29 luglio 1939).
112 Ivi (Seduta del 10 novembre 1928).
113 BCC, Affari teatrali 1927-44.
114 ASCC, adp (Seduta del 31 ottobre 1942). Il contratto definitivo venne però stipulato il 23 giugno 1943 e divenne esecutivo qualche giorno dopo: gestore dell'Asioli divenne così il Sig. Arnaldo Beltrami di Correggio.