Riccardo Finzi
Marcello Donati
Correggio nella storia e nei suoi figli, Arca Libreria Editrice, 1984

Un ramo della nobile famiglia fiorentina dei Donati si stabilì a Padova, forse avulsa dalla natia città a seguito di lotte civili.
Di qui, sul principio del sec. XV, Donato Donati emigrava a Correggio, costituendo il ceppo della famiglia Donati di questa città, spentasi poi nel 1710.
Nel sec. XV, e soprattutto nel successivo, la nobile famiglia stabilitasi a Correggio primeggiò nelle lettere con Ettore, nelle armi con Girolamo e Niccolò, nella religione con Niccolò Sigismondo, nella medicina con Marcello, Giovan Battista e Federico.
Marcello, figlio di Ettore Donati e della mantovana Laura Pomponazzi - che si vuole fosse nipote del celebre Pietro - nacque nell'anno 15 38. Non è accertato se nascesse a Correggio od a Mantova, perchè Ettore, pur conservando la cittadinanza correggese, si trasferì per motivo di affari nella città gonzaghesca.
Era Ettore assai ricco, con molti beni stabili posti in Correggio ed esercitava la mercatura, specialmente delle gioie. Il nostro Marcello crebbe quindi in una famiglia ricca, nobile ed imparentata con persone illustri.
Egli trascorse la sua infanzia fra Mantova e Correggio, e malgrado si venisse man mano allontanando da quest'ultimo luogo, non volle mai dimenticare la piccola città.
Ebbe un eccellente insegnamento di lettere e scienze, in Mantova, ed apprese i primi rudimenti dell'arte sanitaria da Francesco Ficino, illustre medico del Duca Guglielmo. Passò indi all'università di Padova ove, nel 1560, conseguì la laurea in Medicina e Filosofia, all'età di 22 anni. Ristette a Padova per qualche anno ed indi passò a Venezia. Dopo qualche tempo tornò in Mantova, che gli conferì la cittadinanza.
La sua opera ebbe ad esplicarsi in tre campi: nelle lettere e filosofia, nella diplomazia e nelle scienze.
Difatti vediamo Marcello, socio dell'Accademia degli " Invaghiti " di Mantova, collo pseudonimo di Secreto, Vice Rettore nel 1566 e Rettore della stessa Accademia dal 1576 al 1599. In quell'Accademia egli lesse poesie, dissertazioni e parlò di svariati argomenti.
Come letterato richiamò l'attenzione degli eruditi, particolarmente con la lettura dell'opera Scholia sive dilucidationes eruditissimae in latinos pierosque bistoriae Romanae Scriptores, opera che venne pubblicata a Venezia dal Giunta, due anni dopo la morte dell'autore, nel 1604.
Come uomo politico e diplomatico il Donati si adoprò a favore dei Gonzaga di Mantova e divenne, oltre che loro medico curante, consigliere e segretario di stato.
In considerazione del suo tatto e della sua competenza, i Duchi gonzagheschi gli affidarono
importanti missioni diplomatiche, che il Donati assolse recandosi, fra l'altro, presso il Duca di Toscana e presso Ferrante 11, Signore di Guastalla.
Per successione, in ancor giovane età, divenne Cavaliere Commendatario di S. Stefano e più tardi il Gonzaga lo creava Conte di Ponzano.
Come medico lesse il suo primo lavoro presso
l'Accademia deli Invaghiti, sopra De variolis a morbillis, aggiungendo alle cognizioni del suo tempo, alcune osservazioni compiute durante le epidemie ch'erano scoppiate in Mantova. Questa opera, pubblicata più tardi col titolo Trattato a nullo editus nel 1569 e ancora ristampata, fu accolta favorevolmente dai dotti in materia.
La sua opera principale, portante il titolo De medica historia mirabili, fu stampata per la prima volta dall'Osanna nel 1566 ed ebbe altre quattro edizioni.
L'opera venne ritenuta classica e di capitale importanza per i suoi tempi, a motivo della profonda conoscenza degli argomenti trattati.
Pubblicò pure altre opere minori. Come me, dico si applicò alla conoscenza dell'anatomia e della patologia, sezionando numerosi cadaveri insieme all'amico e collega Giovanni Valverde, indirizzando così lo studio della medicina verso basilari principi scientifici.
Alle sue molteplici manifestazioni non mancarono le cure per la botanica, poichè il Donati si occupò a lungo di erbe medicinali ed istituì in Mantova un Orto Botanico, raro pel suo tempo, che visitato poi da medici italiani e stranieri, sopravvisse per molti anni alla morte del suo fondatore, dotato come fu di ragguardevole somma dallo stesso Donati.
Il medico-filosofo moriva in Mantova, nell'anno 1602, all'età di 64 anni. Le sue spoglie furono inumate nella chiesa di S. Francesco di Mantova, in quella cappella di S. Marcello che egli stesso aveva fatta fabbricare per sè e i familiari. Una bella epigrafe posta sulla sua tomba, ricorda l'illustre precursore.